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90a Assemblea USG - Primo giorno

Si sono aperti ieri mattina, 23 maggio, presso la “Casa Divin Maestro” di Ariccia, i lavori della 90ª assemblea semestrale della unione dei superiori generali (USG). Il “tema d’obbligo” - in questa stagione della vita ecclesiale - non poteva che essere quello di una particolare attenzione ai temi del “Sinodo dei giovani”. I superiori generali presenti (un centinaio), fin dai primi interventi, hanno perciò provato a mettersi in ascolto di quello che una sempre più concreta attenzione

al mondo giovanile potrebbe significare per una vita consacrata realmente più “generativa”. Dopo la parola di benvenuto da parte del presidente USG, Mauro Jhöri, il prof. Diego Mesa, della Cattolica di Milano,ha posto a tema il mondo dei giovani nel mondo interculturale di oggi. Anche solo alcuni dati statistici fanno pensare: nel 2015 i giovani tra i 15 e i 24 anni, secondo l’Onu, erano 1.194.500, pari al 16% della popolazione mondiale, stimata in 7.383.000 abitanti. Sei giovani su dieci si trovano in Asia, il continente più popoloso, e quasi due su dieci in Africa, il continente più giovane. Poco meno di un giovane su dieci si trova in America Latina. I giovani dell’America del Nord, Europa e Oceania insieme sono poco più di un decimo del totale. Nonostante le oggettive migliori condizioni di vita, i giovani nativi dei paesi occidentali tendono ad essere insieme più pessimisti, pragmatici, realisti. Per aiutarli a vivere una vita in pienezza, li si dovrebbero incontrare là dove vivono realmente, “lasciando da parte le nostre precomprensioni e le nostre risposte ricette pronte, condividendo con loro una parte del viaggio, cercando insieme a loro il senso del loro percorso”.

Una risposta concreta a questa attiva condivisione con i giovani è venuta da una testimonianza di Frére Timotée della comunità di Taizé. Dopo una breve sintesi dell’esperienza di Taizé con i giovani, ha parlato anzitutto del come sono arrivati ad accogliere i giovani e poi del cosa cercano di fare accogliendo nelle loro fraternità.

Il relatore, proprio pensando ai giovani, ha sviluppato tre verbi particolarmente cari a papa Francesco: accogliere, testimoniare, lasciare liberi. Proprio quest’ultimo atteggiamento è oggi forse la più grande sfida quando ci si confronta con i giovani. E’ infatti essenziale che i giovani “si sentano liberi, che non siano monopolizzati in alcun modo, né pastoralmente, né emotivamente”, lasciando oro uno “spazio libero per avanzare verso Dio”.

Nel suo intervento sulla Chiesa in ascolto dei giovani durante il processo sinodale, il gesuita Giacomo Costa, segretario speciale del sinodo stesso, ha illustrato il percorso fatto fino ad oggi nella preparazione del sinodo e le tematiche di fondo dell’imminente “Instrumentum laboris”. Ha sviluppato in particolare le sue tre parti centrali: I giovani e il contesto odierno, il discernimento vocazionale, la Chiesa nel solco della “Evangelii gaudium”. Essere giovani oggi nella cultura dello scarto, di fronte alle sfide antropologiche e culturali” del nostro tempo è una prospettiva di vita quanto mai aperta. Proprio in un contesto come questo i giovani oggi chiedono alla Chiesa di aiutarli a trovare una più ampia comprensione della “vocazione”, ben al di là delle vocazioni di speciale consacrazione. Anche questo manifesta il desiderio di una Chiesa più autentica, più relazionale e meno istituzionale.

Negli ultimi interventi della giornata si è cercato di far riecheggiare la voce dei giovani dalle periferie. Particolarmente sofferta la testimonianza sulla Siria di oggi fatta dal fratello marista Georges Sabe. Parlare dei giovani oggi in Siria significa parlare di “tutto un paese, tutto un futuro, tutta una realtà, tutta una speranza”. Fin dagli inizi del conflitto in corso non poche famiglie hanno preso la via dell’esilio. I primi ad andarsene sono stati i giovani. Di fronte a tante famiglie divise, destrutturate, anziani abbandonati dai figli, non è difficile parlare di una vera e propria catastrofe umana e demografica. Anche di fronte all’avvento dello stato islamico, le urgenze fondamentali oggi sono quelle ristabilire relazioni millenarie, difendere la vita in comune, rifiutare lo scontro delle culture, superare i pregiudizi, imparare a perdonare e a riconciliarsi, evitando che si vada radicando nella memoria comune cristiana del Medio Oriente una rappresentazione negativa dell’islam.

Le ultime voci ascoltate in assemblea sono state quelle brasiliane di fra Diego Atalino de Melo e di Mariana Rogoski. Fra Diego, minore francescano, ha cercato di fornire un quadro sintetico relativo ad uno straordinario e coinvolgente lavoro sviluppato con la gioventù della provincia francescana dell’Immacolata Concezione in Brasile nel corso di questi ultimi cinque anni. Mariana, trentenne, con alle spalle una vita di complessi problemi personali e familiari, li ha potuti definitivamente superare inserendosi attivamente, dal 2015, nelle missioni francescane della gioventù nella città di Concórdia. Dopo il suo incontro con i francescani, la sua vita, ha detto, è diventata un’altra; come una “santa in jeans” (Giovanni Paolo II), vorrebbe realmente poter vivere e diffondere soprattutto tra i giovani la gioia del vangelo.

 

Angelo Arrighini

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